Sette giovani violentano una coetanea

Sette giovani violentano una coetanea: un «domani» che spaventa

Sette giovani violentano una coetanea come se fosse un’attività assolutamente da provare in una torrida estate a Palermo. È accaduto di nuovo, un’altra violenza si è consumata sulla pelle di un essere umano da parte di altri a inizio luglio.
Un’azione sempre terribile, sempre da condannare, ma che porta in seno un peso ancora più grande: ad agire, concorde e divertito è stato un gruppo di giovani. Non uno, ma sette giovani con le stesse convinzioni. Nessuno di loro si è fermato, nessuno – da quel che si legge – ha pensato: «Sto rovinando al vita a una persona. Ho bisogno di abusare di una donna per dimostrare che valgo?».
E sono tutti giovanissimi, ragazzi nati in un’epoca anche fin troppo ricca di possibilità, dentro i quali rimane però ancora solida la convinzione che il consenso sia cosa di poco conto; la stessa che li porta a pensare che se una indossa la minigonna e ha determinati atteggiamenti allora è sinonimo di «una che chi sta» nelle loro menti e allora va bene tutto. Va bene farle ingurgitare quanto più alcol possibile, trascinarla in un luogo appartato e dar sfogo al più basso istinto, perché «la carne è carne» come avrebbe detto uno di loro.
Va bene usarla per un orribile scopo, perché tanto la sicurezza di restare impuniti è grande. Una sicurezza instillata nella loro formazione, come se nessuno possa toccarli, come se su di loro la legge non avesse potere. Com’è possibile crescere con questa convinzione oggi? Di morale evito di parlare, mi è bastato leggere quanto avrebbe affermato la madre di uno degli indagati. Una donna che pensa anche solo per un instante della sua vita che un atto abominevole come quello possa essere giustificato con un «quella è una poco di buono» ha una grande responsabilità sulle azioni del figlio. Poi, nascondere i cellulari come se fosse una marachella, coprire i propri figli per questo. È alla pari di tutte quelle volte in cui un giovane delinque e un frangente di genitori giustifica l’azione bollandola come «bravata».
Non riesco nemmeno a pensare a cosa sarebbe giusto fare ora, di quale sarebbe la pena più consona. Cosa potrà mai restituire serenità e dignità a quella giovane donna? Difficile parlarne ora, difficile anche solo immaginare quello che lei potrà fare per alleviare il dolore, non solo del corpo. Io credo che questo sia un problema di tutti, non il fatto in sé, ma una società crescente in cui tutto è lecito. Tutto è un momento di divertimento e non si distingue più il confine tra rispetto e violazione. Serve la forza di tutti per contrastare la cultura dello stupro e, ancora di più, la becera convinzione che la violenza possa anche solo trovare una giustificazione. Sette giovani violentano una coetanea e questa è una società del domani che fa paura.

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Fonti: quotidiani locali e nazionali

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