La Giornata mondiale della salute mentale (Foto da Pexels di Luis Dalvan)

La Giornata mondiale della salute mentale

La malattia, la cura e la comprensione nell’arte: libri, poesie, serie televisive e film

La Giornata mondiale della salute mentale, dal 1992 si celebra il 10 ottobre. L’obiettivo posto dal Ministero della Salute è quello di aumentare la consapevolezza sulle problematiche legate alla salute mentale. Chi ne è affetto, necessita di sostegno e comprensione, contro ogni stigma e discriminazione. Questa Giornata che punta il faro su questo aspetto di vita presente in molte case, è promossa dalla Federazione Mondiale della Salute Mentale e supportata dall’Oms (Organizzazione mondiale della Sanità).
Il tema della campagna della Giornata mondiale della salute mentale, per il 2023 è «La salute mentale è un diritto universale». Secondo quanto riferito sulla pagina del Ministero della Salute, dai dati dell’Oms emerge che «una persona su otto, a livello globale, vive una condizione di salute mentale che può avere un impatto sulla sua salute fisica, sul benessere, sul modo in cui si relaziona agli altri e sul reddito. Una condizione che riguarda anche un numero crescente di adolescenti e giovani».
La Giornata mondiale della salute mentale ci serve a ricordare che abbiamo ancora molto lavoro da fare per costruire una società che promuove il benessere e la cura personale. Ci ricorda che ogni giorno compiamo delle scelte su noi stessi che possono condizionare anche chi abbiamo intorno. Avere una malattia mentale non può e non deve essere più visto come un reato, ma come una necessità di assistenza e cura. Queste sono a disposizione di chi ne ha bisogno, ma occorre credere nella cura e nel percorso necessario per rinascere.

Mente e arte

In occasione della Giornata mondiale della salute mentale, ho pensato di condividere spunti letterari, televisive e musicali che ho apprezzato molto nell’ultimo periodo della mia vita. Prima di tutto, però, largo alla poetessa per me «emblema» della sofferenza dell’anima: Alda Merini. Venuta al mondo il 21 marzo 1931, conosce le strette mura della clinica psichiatrica già nel 1947. Sulla sua cartella clinica si parla di bipolarismo. In quella donna, che ci ha lasciato un’eredità letteraria di inestimabile valore, c’è qualcosa di più profondo, qualcosa che altri definiscono «disturbi d’anima inquieta» che riporteranno la poetessa a essere rinchiusa tra le mura della clinica per molti anni. Il suo ritorno a casa è datato al 1979. Nonostante Alda Merini abbia subito offese, umiliazioni, soprusi ed elettroshock, il suo genio e la sua penna non hanno smesso di funzionare. L’arte, dentro di lei, non è stata intaccata. La poetessa si è spenta a seguito di una malattia il 1° novembre del 2009.

«Nelle malattie mentali la parte primitiva del nostro essere, la parte strisciante, preistorica, viene a galla e così ci troviamo a essere rettili, mammiferi, pesci, ma non più esseri umani»

Il mondo della letteratura è pieno di romanzi e racconti che riportano storie vere o parzialmente tali, che evocano il passato, le cure dell’epoca, i manicomi. Tra i tanti testi a disposizione, quello che più mi sta colpendo (lo sto terminando in questi giorni ndr) è Le libere donne di Magliano del dottore-scrittore Mario Toblino. Penna capace, che parla di una libertà «dolorosa» che è quella vissuta dalle donne ricoverate nell’ospedale di Maggiano, in provincia di Lucca (il nome modificato dall’autore. È un libro introvabile, io stessa sono riuscita a trovarne uno usato, stampato nel 1987 e con il prezzo ancora in lire. Un piccolo tesoro che custodisco nella mia biblioteca.

Cosa guardare in tv

Non solo libri, anche film e serie televisive. Il mio consiglio, in questa Giornata mondiale della salute mentale, per chi non lo avesse ancora fatto, è quello di guardare Il lato positivo. Lo ritengo un buon film per comprendere la tematica e vedere come, in una storia come quella, scelte stravaganti, oltre alle cure e alla psicoterapia, abbiano aiutato due persone a ritrovare la serenità persa dopo aver vissuto momenti estremamente traumatici. Se siete amanti delle serie televisive, invece, ce ne sono due che ho apprezzato molto e che consiglio: Tutto chiede salvezza, in cui il protagonista impara di nuovo a vivere davvero, ad amare ed emozionarsi; e poi, Ratched, una serie televisiva dalle tinte più «oscure» e dove la malattia mentale, insieme alle cure dell’epoca (è ambientato nel 1947 in America ndr) viene mostrata in maniera più cruenta e – a tratti – spaventosa.

La canzone da ascoltare

Un altro prodotto artistico che amo molto, dal quale traspare tutta l’umanità di chi ha voluto indagare nel passato e cercare l’essenza delle persone che finivano in manicomio, è la canzone Ti regalerà una rosa di Simone Cristicchi. Tra quelle parole e quella storia sommessa, messa in strofe, c’è davvero molto che aiuta a capire, basta solo tenere anche il cuore aperto, oltre alla mente e alle orecchie.

«Ti regalerò una rosa
Una rosa rossa per dipingere ogni cosa
Una rosa per ogni tua lacrima da consolare
E una rosa per poterti amare
Ti regalerò una rosa
Una rosa bianca come fossi la mia sposa
Una rosa bianca che ti serva per dimenticare
Ogni piccolo dolore»

Empatia e comprensione

Credo che non occorra avere una diagnosi o indossare un camice per sviluppare una particolare empatia per questa tematica. Io sono una curiosa per natura e credo che sia proprio l’empatia a «muovermi» nel mondo. Per questo, tra i tanti luoghi legati alla cura della mente, ne ho recentemente visitato uno che consiglio. Qui, la cura nelle esposizioni e la forza evocativa dei reperti mostrati, la fanno da padroni. Parlo del Museo della Psichiatria Italiana, che si trova a Reggio Emilia. È un luogo, che racconta molto anche solo dall’esterno, nel silenzio del parco che lo avvolge e dentro al quale ho passeggiato per qualche ora. Da settembre è visitabile solo nel fine settimana, gratuitamente. Tra le mura dell’edificio del «Lombroso» dove sono passati, tra fine Ottocento e i primi dieci anni del Novecento, i malati considerati cronici tranquilli. Venne poi trasformato nella Sezione Lombroso, progettata per ospitare quelle persone definite «pazzi criminali dimessi» e «detenuti alienati». La struttura venne gradualmente abbandonata dall’inizio degli anni Settanta.

Tra i tanti oggetti e testimonianze contenuti tra quelle mura la mia forza di resistere alla tristezza è crollata davanti al «caschetto del silenzio». Ecco, oggi, nella Giornata della mondiale della salute mentale, credo che quel caschetto andrebbe rotto simbolicamente, per spezzare il silenzio davanti a un tema così importante e che dovrebbe essere difeso con tenacia.

 

Vai alla Home

Please follow and like us:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *