Napoli è mille colori, la scoperta più bella

Volevo partire, ma la paura a volte ti lega un filo intorno al torace tanto stretto da soffrire, da non riuscire a respirare correttamente. Era però tempo di andare e l’ho fatto, sono partita. Dove sono andata? Più lontano di quanto immaginassi, finalmente. Ho respirato l’aria di mare, ho visto pezzi delle mie radici che avevo lasciato in un angolo, ho affrontato me stessa. Ho solo iniziato a farlo, probabilmente ci vorrà tutta la vita, ma intanto ho comprato un biglietto e tanti altri verranno acquistati per saziare la mia anima inquieta e desiderosa di conoscere il mondo e come io riesco a rapportarmi ad esso.

Napoli è mille colori cantava Pino Daniele, ma anche mille paure. Inizio da qui, dalle mie paure, a raccontare questo viaggio.

Sono partita un lunedì mattina alle 7.17 da Verona. La valigia era pesante, ma la mia paura di più. Fino a qualche anno fa mi sarei lanciata con il paracadute, mentre oggi fatico anche a salire sul treno da sola. La mia tenacia, però, non si è affievolita negli anni e ho voluto sfidare me stessa.

Pronti, partenza, via…

Sono salita in carrozza con il solo pensiero di concludere gli articoli per la settimana e cercare di non farmi prendere dal panico di essere in viaggio, per la prima volta dopo molti anni, da sola. Inizialmente è stato tutto regolare, ma arrivati in centro Italia i dubbi su questa prova di coraggio contro me stessa hanno iniziato a essere pressanti. Nevicava così tanto che si è creato un po’ di traffico sui binari che ha costretto anche il super veloce sul quale viaggiavo a un’andatura più lenta.

Neve!napoli è mille colori

“Non fa niente, respiro e mi distraggo con altro” ho pensato immediatamente per non andare in iperventilazione. Qualche sguardo agli aggiornamenti delle bacheche di Facebook, poi le pagine delle notizie, di nuovo Instagram. Da qui il pensiero di quanto la tecnologia mi abbia cambiata. Fino a qualche anno fa dimenticavo il telefono ovunque, oggi se non sblocco lo schermo per più di un’ora mi sento fuori dal mondo.

Nonostante il mio essere ai passi con l’era digitale, ho optato per la musica: la cosa migliore che sia stata inventata. Non potrei pensare di passare 24 ore senza ascoltare della buona musica. Tra gli artisti selezionati sull’ipod c’era anche Lana Del Rey con la sua favolosa Born to die, che mi ha tenuto compagnia insieme agli altri brani appositamente scelti per questo periodo. Un rito, quello di aggiornare sempre il mio ipod con le canzoni che mi piacciono in un dato momento della mia vita. Come quando da ragazzina masterizzavo le canzoni sul cd, ma solo quelle che raccontavano i miei stati d’animo e le mie emozioni, mai stata alla moda.

Arrivo a Napoli

Il treno è arrivato a Nanapoli è mille coloripoli con un ritardo di 73 minuti a causa di quelle nevicate nella zona degli Appennini. Tutto regolare, ho pensato, sono arrivata qui, ora devo andare avanti. Scrivo a una collega che poi ho incontrato, finalmente, di persona, lei gentilmente mi ha indicato quale metro prendere, dove scendere e come raggiungerla.

La metro, non ci avevo pensato.

È vero che la prendo sempre a Milano, ma quella di Napoli ha qualcosa di più “spaventoso”, bisogna scendere tre rampe ripidissime di scale per raggiungerla e la mia sembrava più una discesa negli inferi che quella verso un viaggio entusiasmante.

Il mio cuore ha iniziato a battere più forte e il respiro a farsi pesante, la testa mi è andata nel pallone, ma ero ferma lì, con tutte le mie paure e i miei pregiudizi, era importante non mollare proprio in quel momento. Certo è che l’odore acre di chi ha pensato di liberare i propri liquidi corporei proprio lì, misto a quello di chi invece ha il terrore che l’acqua possa togliergli colore presenti in metropolitana, non ha aiutato molto la mia prova di coraggio. Affrontiamola, ho pensato, perché sarebbe peggio dover trascinare la valigia su per tre immense rampe di scale che salire su un treno che corre sotto alla bella Napoli.

 

Dettaglio fondamentale… a Napoli anche la Metro va con calma, giustamente. Ho atteso la linea 1 per 25 minuti, forse ero ben abituata a Milano perché il primo treno è passato ma non si è fermato. Una voce ha però comunicato che dopo 5 minuti ne sarebbe passato un altro. Vero, sono di parola da queste parti, passati 4 minuti è arrivato il mio turno, ma è stata una corsa tra la folla che si era creata in quella mezz’ora di attesa.  Sono salita sulla metro, tutto regolare, la mia fermata era la seconda.

napoli è mille colori

Sono arrivata, dopo aver salito due rampe di scale è iniziato l’incanto: il Municipio è qualcosa di spettacolare, non lo ricordavo. Alla mia sinistra invece c’era il castello Maschio Angioino, o Castel Nuovo. La storia di questa bellissima costruzione la potete trovare qui.

Angela, la mia collega, mi ha inviato anche la via della sua redazione, ho impostato il navigatore e sono partita con la mia pesantissima valigia e tutto quello che avevo portato con me in questo fantastico viaggio. Belle le strade di Napoli, nemmeno nel centro storico la gente si indigna per i sampietrini consumati dai miliardi di persone che sono arrivate qui negli anni per visitarla, conquistarla, disonorarla o amarla semplicemente. Piazza del Plebiscito, le viuzze che portano al belvedere trafficate da mercanti più o meno regolari e venditori di dolcezza tipica del luogo. Guardie, di quelle ne ho viste molte, anche qui la sicurezza è importante, nulla viene lasciato al caso, nemmeno nel posto più ricoperto di pregiudizi al mondo.

La mia camminata è durata poco più di un chilometro, lungo il quale mi sono fermata a guardare un paio di bellezze e dove mi sono anche persa. Fortunatamente Angela era preparata a questo e ha saputo indicarmi telefonicamente il punto del nostro incontro: da Ettore. Camminando guardavo il mare, la sua potenza. Ho girato secondo le indicazioni di Angela e me la sono trovata a pochi metri, ha alzato il braccio per farsi notare. Sono arrivata, ci siamo conosciute e quel feeling mentale tra colleghe che avevo avvertito al telefono, si è intensificato. Al ristorante milioni di parole, ci siamo raccontate e comprese un’altra volta. Le paure che temevo prendessero il sopravvento non si sono fatte sentire. Era come essere a casa, o forse qualcosa di più, non mi sono sentita inadatta o fuori luogo, ero felice di essere lì. 

Una gentilezza, Angela mi ha offerto il pranzo da buona donna “padrona di casa”. Qui l’ospite è sempre gradito e questo mi ha sempre affascinato. Dopo pranzo mi ha regalato un’emozione, mi ha portata nella redazione dove lavora. Certo, per molti non è altro che un ufficio fatto di computer e persone, per me è molto di più. Quella porta bianca, gli aeroplanini realizzati con il giornale e attaccati al soffitto, la signorina gentile che ci ha accolte con un cordiale saluto, il rumore delle dita di tutti quei giornalisti sulle tastiere e la consapevolezza si essere stata fortunata ad essere lì, nella redazione di Fanpage. Non saprei come descriverla questa emozione. È come quando da bambina giocavo nei giardini vicini a casa mia e ogni volta scoprivo un fiore nuovo o un animaletto diverso. Conoscere, vedere e vivere qualcosa di nuovo mi emoziona sempre molto.

 

Purtroppo il nostro tempo è finito presto, ci siamo salutate con la promessa di sentirci presto. Vedete, il rapporto con i colleghi in questo settore non è così roseo come si pensa. Trovare qualcuno che ragiona come me, che condivide il mio pensiero, che guarda nella mia stessa direzione è stato appagante. Lei, poi, è una giornalista più esperta di me e mi sta insegnando molto, anche quando mi pone delle domande o quando mi racconta come ha lavorato a un caso. Attualmente siamo entrambe sulla storia di una donna scomparsa, Maria Soares Aparecida, detta Brenda o Cida. Ci siamo conosciute per questo, per una donna scomparsa, un mistero fitto, per il nostro lavoro e abbiamo scoperto quanto sia importante non arrendersi anche quando tutto sembra remare contro. Ci rivedremo sicuramente, spero presto.

Ho preso il treno, sono arrivata a Battipaglia, ma questa è un’altra storia, ve la racconto fra poco!

Please follow and like us:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *